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Sulla pelle dei faggi

La corteccia è l’interfaccia degli alberi con l’ambiente in cui vivono, ne limita la perdita d’acqua e svolge funzioni di protezione da parassiti, patogeni e predatori. Essa, tuttavia, è in

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Il mondo nascosto della foresta

Il suolo della faggeta ospita una stupefacente biodiversità. Osservandolo, è possibile riconoscerne diversi strati. Lo strato più superficiale è la lettiera, formata da resti organici vegetali, quali foglie, rami, frutti

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Gli ingegneri ecologici

La prima sensazione che si prova entrando in una faggeta è quella di trovarsi in un ambiente monotono e scarsamente popolato, ma ad un occhio più attento appare un vero e proprio scrigno di biodiversità. Il silenzio delle faggete, soprattutto in primavera, è infranto dai numerosi canti di uccelli che le abitano, oltre che da altri suoni e rumori di animali selvatici. Un suono caratteristico che è possibile ascoltare in una faggeta è ad esempio il ”tamburo” dei picchi, ovvero il suono generato dal ritmo dei colpi del loro becco sui tronchi degli alberi, con cui sono soliti comunicare o riconoscersi tra loro. Nelle foreste appenniniche tra le specie più comuni di picchi troviamo il torcicollo e il picchio verde, specie frequenti anche in pianura e in collina in ambienti agricoli, mentre più tipicamente forestali sono il picchio rosso maggiore e il picchio rosso minore, che tuttavia abitano anche foreste giovani o boschi perifluviali. Tipici invece delle foreste vetuste dell’Appennino centrale e meridionale sono il picchio dorsobianco e il picchio mezzano, specie rare e difficili da contattare e, soprattutto il primo, particolarmente legate alle foreste mature di faggio. Infine, il più grande tra i picchi europei è il picchio nero, il quale è in grado di scavare cavità di notevoli dimensioni nei tronchi degli alberi per ricercare le larve di formiche di cui è ghiotto o per costruire il proprio nido. I picchi sono particolarmente importanti per gli ambienti forestali, poiché rappresentano delle keystone species, ovvero specie chiave in grado di influenzare la diversità delle comunità in cui vivono, grazie alla capacità di scavare in autonomia delle cavità nei tronchi degli alberi! In foresta infatti gli animali che necessitano di cavità naturali a fini riproduttivi sono fortemente influenzati dalla presenza di specie chiave come i picchi, la cui scomparsa provocherebbe una semplificazione della comunità. I picchi infatti rivestono il ruolo di primary cavity-nesting species, in quanto gli unici a poter creare cavità proprie a fini riproduttivi. Queste cavità potranno essere riutilizzate dalle secondary cavity-nesting species, che comprendono diversi uccelli e mammiferi non in grado di crearsi autonomamente una cavità. Esistono anche i weak cavity excavators, che possono scavare proprie cavità, ma anche usare cavità create da altre specie. Ne consegue una struttura gerarchica in cui alcune specie dipenderanno parzialmente o totalmente da altre e da un limitato numero di cavità naturali, nonché un fitto e complesso sistema di relazioni e di competizione tra le diverse specie coinvolte. È frequente, ad esempio, che le specie più grandi siano costrette a ricercare cavità di dimensioni adeguate: in questo senso il Picchio nero, la specie in grado di scavare le cavità con dimensioni maggiori in Europa, può essere considerato una specie chiave per gli ecosistemi forestali. Spesso inoltre gli alberi con cavità scavate dai picchi, oltre a fungere da riparo notturno per molte specie, consentono la riproduzione di numerose altre specie di uccelli e di mammiferi, come ghiri, scoiattoli, pipistrelli, faine e martore, e consentono l’insediamento di imenotteri sociali, tra cui le api. Le cavità possono inoltre essere molto utili per lo stoccaggio di riserve alimentari in tutti i periodi dell’anno per alcune specie che hanno questa abitudine e costituiscono, nel caso in cui vengano allagate dalle piogge durante alcuni mesi dell’anno, una riserva idrica utilizzata da un numero incalcolabile di animali in tutti i periodi dell’anno. I picchi inoltre rivestono anche un importante ruolo nei processi di decomposizione del legno e vengono spesso definiti ”ingegneri ecologici”,oltre che essere validi indicatori del buono stato di salute delle foreste. La tutela dei loro siti di nidificazione, e più in generale degli alberi cavi, si riflette quindi sulla conservazione della biodiversità delle nostre foreste.