Progetto finanziato a valere sui fondi Legge 20 febbraio 2006, n. 77 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella “lista del patrimonio mondiale”, posti sotto la tutela dell’UNESCO.

Sito Unesco - Le faggete italiane

Come noto, l’Italia è il Paese con il maggior numero di siti riconosciuti al mondo (53 a tutt’oggi), la cui stragrande maggioranza è stata designata per la sua eccezionale importanza dal punto di vista culturale. Sono invece solamente 5 i siti che si caratterizzano per gli aspetti naturali, di cui 3 iscritti alla lista per motivi geologici e paesaggistici, ovvero le Dolomiti, il Monte Etna e le isole Eolie, e uno per la sua rilevanza paleontologica, ovvero Monte San Giorgio. È il 7 luglio 2017 quando l’Unesco iscrive alcune faggete vetuste italiane nella propria lista, primo caso di patrimonio prettamente di tipo naturalistico.

La Commissione, riunita a Cracovia durante i lavori della 41ª sessione, ha infatti deciso di estendere ad altri Paesi europei il riconoscimento già attribuito alle faggete dei Carpazi. Il sito, ora denominato Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa nasce infatti nel 2007 quando dieci faggete dei Carpazi, tra Slovacchia e Ucraina, ricevettero il riconoscimento sotto la denominazione unica di Primeval Beech Forests of the Carpathians.

Nel 2011 a queste prime dieci faggete sono state aggiunte cinque faggete vetuste tedesche, con la precisa indicazione di elaborare entro il 2015 una proposta congiunta di tutti gli altri Paesi europei, al fine di includere nella rete le loro faggete vetuste. Questo processo si è concluso con l’inclusione di un totale di 64 faggete situate in 12 paesi europei: Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Germania, Italia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ucraina.

Per l’Italia i siti sono in tutto sette: Valle Infernale nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, la foresta di Cozzo Ferriero nel Parco Nazionale del Pollino, la Foresta Umbra nel Parco Nazionale del Gargano, la foresta vetusta di Monte Cimino in Provincia di Viterbo, la foresta di Monte Raschio all’interno del Parco Naturale Regionale di Bracciano – Martignano, le faggete di Valle Cervara, Selva Moricento, Coppo del Morto, Coppo del Principe e Val Fondillo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.

Il processo selettivo è stato coordinato a livello italiano dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e dai ricercatori dell’Università della Tuscia. Il peso delle faggete italiane all’interno del sito seriale è dovuto all’unicità che esse rivestono a livello continentale: nel nostro Paese, infatti, sono presenti i faggi più vecchi d’Europa, con un patrimonio diffuso sul territorio nazionale di alberi vetusti che superano i 400-500 anni di età. Alcune delle nostre faggete, sebbene non provviste della stessa estensione spaziale, eguagliano in naturalità le faggete primarie dei Carpazi. Il nostro Paese ospita inoltre le componenti più meridionali del sito seriale, in aree che hanno rappresentato uno dei più importanti rifugi glaciali per la specie e che ospitano genotipi unici, adattati a climi caldo-aridi, la cui conservazione è cruciale per comprendere l’adattamento all’attuale cambiamento climatico. Infine, alcune delle nostre faggete si distinguono a livello europeo per ospitare faggi tra i più alti d’Europa (45-50 m di altezza), ed essere tra le faggete a maggior biodiversità arborea.