Comune di Soriano nel Cimino

Faggi alti 50 m, tra i più alti d’Europa
Un relitto dell’antica ''Selva Cimina''
Una faggeta “depressa”
I massi trachitici e il sasso “naticarello”
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Territorio

Il monte Cimino si trova in un territorio profondamente plasmato dall’intensa attività vulcanica esplosiva, avvenuta migliaia di anni fa nella provincia di Viterbo. Più precisamente, l’affascinante geologia dei Monti Cimini ha un’età antica compresa tra 1,35 milioni e 800.000 anni fa. Durante questo intervallo di tempo, la risalita di magmi viscosi acidi lungo la frattura ha originato più di 50 rilievi collinari intorno al rilievo principale, ovvero il Monte Cimino (1.053 m).

Nell’area sono presenti anche altri rilievi, tra cui il Monte Montalto (786 m), il Monte Roccaltìa (712 m), il Monte Turello (626 m) e il Monte S. Antonio (617 m), tutti caratterizzati da una morfologia a “domi”, ovvero ammassi di magma molto viscoso che si presentano come piccole alture a cupola sulla cui cima sono talora presenti grossi massi tondeggianti.

L’altitudine dell’intero complesso varia da 373 a 1.053 m, con un’altezza media di 548 m. La testimonianza dell’intensa attività vulcanica di questa zona si scorge osservando la presenza in tutto il territorio di formazioni rocciose che ne caratterizzano il paesaggio, blocchi sparsi che possono raggiungere volumi di decine di metri cubi, testimonianza dell’enorme portata e della forza del distretto Cimino durante le sue eruzioni. In particolare, non lontano dalla vetta del Monte Cimino l’attenzione di molti visitatori è attirata da un grande masso di circa 250 tonnellate, anche conosciuto come “sasso menicante” o “sasso naticarello”, già noto al tempo dei Romani col nome di “rupes tremans” e di cui ci parla Plinio il Vecchio, il cui nome è legato alla sua particolare posizione, sospeso in equilibrio su una sporgenza del terreno e percettibilmente movibile tramite una leva appositamente realizzata.

Il comprensorio del Monte Cimino, identificato con il nome “Monte Cimino (versante nord)”, è stato riconosciuto come Zona Speciale di Conservazione (ZSC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS), compresa nella rete ecologica europea di siti di interesse comunitario denominata “Rete Natura 2000”, con il fine di proteggere il biotopo di notevole interesse fitogeografico, naturalistico e storico-monumentale presente in quest’area. In particolare l’intera faggeta risulta compresa all’interno della ZPS/ZSC IT 6010022, un’area di oltre 1.000 ha la cui gestione è stata affidata dalla Regione Lazio all’Ente “Monti Cimini – Riserva Naturale Lago di Vico” il quale si occupa delle attività di monitoraggio e vigilanza del sito.

Estese foreste, ricche di sorgenti che generano piccoli corsi d’acquacaratterizzano l’ambiente dei Monti Cimini estendendosi per circa 975 ettari nel territorio dei Comuni di Soriano nel Cimino, Vitorchiano e Viterbo. È interessante notare come queste aree siano quasi totalmente coperte da formazioni forestali di latifoglie che, nei settori meno disturbati dall’azione dell’uomo, si articolano seguendo una sequenza altitudinale: ai querceti e leccete succedono boschi misti mesofili con una presenza diffusa di castagneti e, infine, una fustaia vetusta di faggi sulla sommità del Monte Cimino.

La principale valenza naturalistica che ha motivato la costituzione della ZSC è legata alla presenza di due habitat forestali di interesse comunitario, che presentano elementi faunistici di particolare interesse, tra cui insetti, crostacei e anfibi, e di una significativa popolazione di gambero di fiume. La designazione come ZPS è motivata dalla segnalazione di alcune specie minacciate o vulnerabili di rapaci forestali e rupicoli, di diversi passeriformi e del succiacapre, uccello protetto dalle abitudini notturne che frequenta ambienti aperti.

Il tipo forestale più diffuso nell’area è senza dubbio rappresentato dai castagneti, sia cedui che da frutto, che si estendono in un intervallo altitudinale tra i 550 e i 950 m, presentando spesso delle compenetrazioni con i querceti alle quote inferiori. La grande diffusione del castagno è stata certamente favorita dall’opera selettiva che l’uomo ha compiuto nei secoli passati, a fini produttivi, e dal substrato vulcanico acido, che risultano fattori fondamentali per la diffusione di questa specie.

Per la bellezza del paesaggio, per la biodiversità degli ambienti rinvenibili e per la particolarità floristica, l’area è stata nel tempo oggetto di numerosi studi riguardanti flora e vegetazione, molti focalizzati proprio sulla faggeta del Monte Cimino.

Da ultimo va ricordato che sulla sommità del monte Cimino era presente sin dall’età del Bronzo un insediamento esteso per 5 ettari, noto sin dalla fine del XIX secolo, la cui entità è stata indagata da scavi archeologici condotti attorno al 2009: questi hanno rilevato la presenza di un complesso fortificato e un’area cultuale la cui importanza era determinata dalla posizione del rilievo, da cui sono visibili la valle del Tevere e la costa tirrenica.

Foresta

La natura dei suoli di origine vulcanica del Monte Cimino, tra i più fertili di tutta l’Italia centrale, permette ai faggi di crescere rigogliosi sino al raggiungimento di imponenti dimensioni, oltre 50 metri. La faggeta pura si sviluppa per circa 60 ettari, con un’altitudine che varia dai 1.054 m della cima a una quota di circa 800-850 m.

Il faggio, però, si spinge anche a quote inferiori, isolato o a piccoli gruppi, penetrando all’interno dei cedui misti e dei cedui di castagno – dove si presentano condizioni favorevoli di umidità –, nelle sacche di terreno più profondo e negli impluvi. Nel contesto di tale habitat si inserisce il castagno, specie che è stata favorita dall’uomo per la buona qualità del legname e del frutto, e che ha esteso il proprio l’orizzonte fino a dove avrebbe dovuto insediarsi il faggio. Ne consegue che il settore meglio conservato è il settore nord-orientale del Monte Cimino, proprio lungo i valloni dove scorrono i corsi d’acqua, dove i castagneti non sono riusciti a insediarsi. Il faggio è inoltre presente anche in prossimità delle piccole lacune createsi nella copertura dei cedui.

La faggeta vetusta è caratterizzata dalla presenza di numerosi alberi di grandi dimensioni, con  fusto per una buona parte sgombero da rami e la chioma inserita in alto. La faggeta oggi è relegata alla sommità del Monte, al di sopra dei 900 m di quota, ed è uno degli ultimi frammenti relitti di un’antica ed estesa foresta, che Tito Livio descrisse come impenetrabile e spaventosa: la Selva Cimina. È caratterizzata da un popolamento puro con età dei grandi alberi che si aggira mediamente intorno ai 150 anni, con alcuni individui che superano i due secoli di età. A questo proposito è interessante osservare come gli individui più vecchi presentino una chioma espansa con grossi rami inseriti anche nella parte basale del fusto: questo particolare portamento testimonia che il loro sviluppo è avvenuto in un ambiente più aperto di quello attuale, per esempio in pascoli arborati dove venivano allevati i maiali allo stato brado.

La struttura del bosco del Monte Cimino nel complesso è ancora in prevalenza di tipo coetaneiforme, ovvero presenta numerosi grandi alberi di età simile. A seguito dell’abbandono colturale, degli schianti verificatisi nel corso degli anni e quindi del successivo processo di rinnovazione, il bosco inizia tuttavia a presentare caratteri di maggiore complessità. Infatti, secondo studi effettuati in quest’area, all’interno del popolamento è possibile riconoscere tre diversi gruppi di piante con una differente età media: piante giovani di età convenzionale attorno ai 30-50 anni con diametri compresi tra 5 e 30 cm, piante adulte di età convenzionale di 135 anni con diametri compresi tra 25 e 90 cm, e piante vetuste con età superiore ai 200 anni con diametro maggiore di 80 cm. La riscontrata coesistenza di gruppi di piante di diversa età dimostra quindi un principio di evoluzione naturale orientato verso un aumento della complessità della foresta. La faggeta, quindi, attraversa attualmente lo stadio denominato di transizione demografica, durante il quale il bosco coetaneo si trasforma gradualmente in una foresta vetusta a elevata biocomplessità.

La faggeta rappresenta uno dei rari lembi di foresta vetusta di grandi dimensioni presenti in Europa: per questo, uno dei principali obiettivi è garantirne il mantenimento dell’estensione favorendone, se possibile, l’ampliamento e la conservazione.

Biodiversità

Il comprensorio del Monte Cimino svolge un ruolo centrale nella conservazione di diverse specie di flora e fauna di interesse comunitario, fornendo habitat idonei, risorse trofiche e rifugio dai predatori.

La specie arborea che caratterizza gran parte del paesaggio forestale dei Monti Cimini è sicuramente il castagno, governato a ceduo o a fustaia da frutto. Tutt’ora, in quest’area, si possono rinvenire numerosi castagneti da frutto di notevole pregio paesaggistico e suggestivi esemplari ultracentenari. Inclusi in questo habitat si inseriscono siti caratterizzati dalla presenza di altre specie vegetali tra cui l’agrifoglio, l’acero di monte, l’acero opalo, il carpino nero e il ciliegio selvatico, oltre a siti forestali a dominanza di faggio.

Non di rado, nelle faggete presenti nell’area, spiccano arbusti quali l’agrifoglio o il sambuco, e specie erbacee di sottobosco tra cui la melica comune, la mercorella bastarda, la campanula selvatica, l’elleboro, la digitale appenninica e la dafne laurella. Inoltre, il sottobosco, nella stagione tardo-invernale e primaverile, viene tinteggiato da splendide fioriture: un vero e proprio tappeto che sfuma dal bianco al rosa, fino al viola. In questo tripudio di colori, i fiori del bucaneve annunciano per primi il risveglio della natura, seguiti da scilla silvestre, colombina, sigillo di Salomone, narciso selvatico e giglio di S. Giovanni.

Nei boschi del Cimino sono presenti diverse tipologie di habitat acquatici: la presenza diffusa di sorgenti, pozze, fontanili e corsi d’acqua sono di fondamentale importanza per la conservazione di molti animali, in primo luogo per la classe degli anfibi. Questi ambienti ospitano infatti varie specie a rischio di estinzione come il rospo comune, la rana appenninica e la variopinta salamandra pezzata, caratterizzata dalla splendida livrea a macchie gialle su sfondo nero. Nei fossi o torrenti è presente anche il gambero di fiume che predilige corsi d’acqua a substrato grossolano, in cui siano presenti rifugi per la specie e acque correnti e non inquinate: proprio in virtù delle sue esigenze di habitat, questo animale viene considerato un buon bioindicatore nel monitoraggio ambientale.

Nel sito sono presenti diverse specie di uccelli nidificanti, segnalate nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE come specie di interesse comunitario; tra questi citiamo il falco pecchiaiolo, il nibbio bruno, il falco lanario, il succiacapre, la tottavilla e l’averla piccola.

Nei boschi del Cimino si possono anche incontrare diversi mammiferi come la martora, la volpe, il capriolo, il tasso, il cinghiale, l’elusiva puzzola e il sempre più raro gatto selvatico.

Come arrivare

Per visitare la faggeta di Monte Cimino in auto, il punto di accesso privilegiato sono Viterbo e il paese di Soriano nel Cimino. Posta a nord del Lazio, tra il Tirreno e l’Appennino, Soriano dista 15 chilometri da Viterbo. La felice posizione geografica e la vicinanza delle grandi vie di comunicazione, stradali e ferroviarie, rendono la cittadina facilmente raggiungibile sia da chi viene da nord che da sud.

Da nord, si percorre l’autostrada A1 Firenze-Roma uscendo al casello di Attigliano, si prosegue poi in direzione Bomarzo-Viterbo fino al bivio per Soriano; venendo da sud si percorre sempre la A1 uscendo però al casello di Orte, si prende poi la superstrada per Viterbo fino allo svincolo per Soriano. Da Roma si può raggiungere Soriano percorrendo anche la SS Cassia.

In treno da Roma è possibile raggiungere Soriano nel Cimino e Viterbo grazie alla linea Roma-Civitacastellana-Viterbo. E’ possibile inoltre scendere alla stazione di Orte e utilizzare il servizio autobus CO.TRA.L. per Soriano.

L’area può inoltre essere raggiunta con autobus da Viterbo o da Roma con la linea CO.TRA.L.

Infine per chi viaggia in aereo gli aeroporti più vicini sono quelli di Roma-Fiumicino e di Roma-Ciampino.

Per informazioni:

Orari dei treni: www.trenitalia.it

Autobus: www.cotralspa.it

Sentieri

Monte Cimino con i suoi 1050 m di altezza rappresenta la cima più alta della catena montuosa laziale dei Monti Cimini. La sua superficie è quasi interamente ricoperta da foreste, tra cui la faggeta vetusta oggi inserita della World Heritage List dall’UNESCO.

La faggeta è tutelata da una Zona Speciale di Conservazione la cui gestione è affidata all’Ente di gestione della vicina Riserva Naturale del Lago di Vico, ma il luogo ideale da cui partire per una sua visita è il borgo di Soriano nel Cimino. Qui di seguito viene descritto un semplice anello, scelto tra i numerosi sentieri mantenuti dalla Sezione del CAI di Viterbo, utile per visitare la faggeta e scoprire le sue caratteristiche e peculiarità.

1. La faggeta vetusta di Monte Cimino

Camminare tra i faggi più alti d’Europa

  • Lunghezza 2 km
  • Dislivello in salita 100 m
  • Tempo complessivo 1 ora circa
  • Difficoltà bassa per l’assenza di dislivello e la brevità del percorso

Per la visita al sito Unesco è possibile raggiungere il parcheggio della faggeta nei pressi della “Rupe Tremante”, distante circa 15 minuti in auto, seguendo le indicazioni per la frazione Canepina e quindi, appena usciti da Soriano, per la faggeta.

Il percorso si snoda lungo sentieri CAI e consente di attraversare con un breve anello i secolari boschi di faggio, accompagnati lungo il percorso dai famosi massi geologici che derivano dall’attività eruttiva del Monte Cimino. Una breve deviazione consente di raggiungere la cima di Monte Cimino, in cui troviamo una suggestiva torre e alcune testimonianze di antichi insediamenti dell’età del bronzo. Questo percorso, arricchito dalle numerose bacheche sulla fauna, la flora e le caratteristiche del luogo, rappresenta l’alternativa più semplice e suggestiva per visitare il cuore di questa antica faggeta.

Attività

La Tuscia Viterbese è un territorio incantevole e dai paesaggi vari e di notevole interesse, nonostante sia ancora poco conosciuta. Troviamo in quest’area due catene montuose, i Monti Cimini e i Monti Volsini, e due laghi vulcanici, il Lago di Vico e il Lago di Bolsena, sorgenti di acque termali, che convivono con foreste a perdita d’occhio e faggete collinari, oltre che con la Maremma Laziale e una costa che giunge quasi fino all’Argentario. Numerosi sono i borghi e luoghi storici che meritano una visita, tra cui la stessa Soriano nel Cimino, la storica Villa Lante di Bagnaia, primo esempio di giardino formale che si raccorda con una lecceta vetusta nel barco, e la famosa Civita di Bagnoregio, “la città che muore”. Questa porzione di Lazio è inoltre conosciuta per Bomarzo e per il Parco dei Mostri; per le città etrusche di Tarquinia e Tuscania; per le antiche ville e palazzi d’arte come il Palazzo Farnese di Caprarola, oltre che per la stessa Viterbo, per oltre vent’anni sede pontificia, che conserva ancora il soprannome di “antica città dei Papi”. Tra i numerosi eventi culturali merita una menzione la Sagra delle Castagne, una delle più belle e suggestive manifestazioni storico-rievocative d’Italia, che si svolge nel primo e secondo fine settimana di ottobre a Soriano nel Cimino.

Un viaggio nella Tuscia non può prescindere da un’immersione nella faggeta vetusta di Monte Cimino: percorrendo i numerosi sentieri che si sviluppano nel bosco, la sensazione è quella di entrare in un’altra dimensione, riscoprendo i suoni e il silenzio che solo questo ambiente unico nel suo genere sa regalare, come isolato in un contesto circostante alquanto diverso come naturalità dei paesaggi. La faggeta raggiunge il suo massimo splendore nei periodi primaverili e autunnali dove i vari colori, dovuti al naturale ciclo di vita delle piante, generano variazioni cromatiche irrinunciabili per tutti gli appassionati di fotografia.

Nei numerosi sentieri che circondano e scendono a valle dalla faggeta vengono praticati molti sport tra cui escursionismo, trekking, corsa e mountain bike. I principali punti d’interesse della faggeta sono la torre e i siti proto-storici presenti sulla vetta del Monte Cimino, testimonianze di antichi insediamenti del bronzo nell’area; i massi trachitici sparsi per l’intera faggeta e creati dall’attività vulcanica di lave quarzo-latitiche oltre un milione di anni fa; la rupe tremante o “sasso menicante”.

La vera attrattiva sono, tuttavia, i maestosi faggi secolari arrivati fino ai giorni nostri, grazie a una scelta autonoma pre-ambientalista della comunità locale legata alla bellezza straordinaria dell’ambiente: isolati, sulla cima di Monte Cimino, sono i veri protagonisti indiscussi di questa preziosa foresta.