Parco Nazionale del Gargano

Le faggete “sul mare”
Un rifugio glaciale del faggio
13 diverse orchidee di faggeta
I rari picchi rosso mezzano e dalmatino
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Territorio

Il Parco Nazionale del Gargano tutela un promontorio ammantato da foreste costiere di pini e lecci e da coltivazioni di mandorli, aranci e ulivi. La costa bassa e sabbiosa, nel tratto settentrionale, diventa via via scoscesa con alte falesie calcaree che si aprono in calette di sabbia finissima, molto frequentate nei mesi estivi. L’interno è tuttavia in gran parte coperto dalla vegetazione della Foresta Umbra che fascia il promontorio con faggi e pini, costituendo il cuore del Parco Nazionale.

Grazie a questa vegetazione rigogliosa, forse la più ricca dell’Italia meridionale, il Gargano ha suscitato nel tempo vivo interesse negli studiosi di piante e di foreste, sia per quella sua imponente mole che lo contraddistingue scorgendolo all’orizzonte, sia perché rappresenta, scendendo dal nord della Penisola, la prima e completa espressione della vegetazione mediterranea. La flora garganica, infatti, annovera circa 2.300 specie vascolari, ovvero oltre il 33% delle specie vegetali italiane, rendendo questo territorio uno dei “distretti floristici” più interessanti d’Italia.

Il promontorio si protende nell’Adriatico meridionale per circa 60 km, è largo mediamente 30 km e presenta una superficie di circa 210.000 ettari. La maggiore altitudine si raggiunge sulla cima del Monte Calvo (1.065 m), a cui segue il Monte Nero (1.012 m) e il Monte Spigno (1.008 m). Nettamente separato dai monti dell’Appennino dalla vasta pianura del Tavoliere, questo territorio unico presenta un clima molto eterogeneo in rapporto all’altitudine e all’esposizione. Si passa infatti da un clima mediterraneo a forte aridità estiva (550 mm di precipitazioni annue), per le stazioni costiere, a un clima sempre mediterraneo, ma con consistenti precipitazioni autunnali e invernali, per le stazioni delle aree interne più elevate (1.200 mm in Foresta Umbra).

Inoltre, il clima è marcatamente influenzato dall’esposizione, poiché i venti freddi invernali provenienti da nord provocano abbassamenti delle temperature e apporti di umidità considerevoli (piogge occulte), tanto che la vegetazione mediterranea costituisce solo un’esile fascia nel settore settentrionale del Promontorio, mentre qui le foreste di caducifoglie scendono fin quasi a livello del mare. A sud, i limiti altitudinali si innalzano considerevolmente, tanto che le leccete risalgono fino a 600-700 m e oltre.

Il parco tutela un’eccezionale concentrazione di habitat diversi, che vanno dalle coste alte e rocciose ai valloni caldi del versante meridionale, ricchi di specie rare ed endemiche di piante e animali, alle faggete centrali ricche di esemplari plurisecolari, alle pinete mediterranee di pino d’Aleppo, anch’esso presente con esemplari di oltre 500 anni di età.

Residuo della primigenia e millenaria selva del promontorio del Gargano, la Foresta Umbra costituisce l’ambiente più rappresentativo delle aree interne del Gargano. A dispetto delle devastazioni e dei dissennati disboscamenti degli ultimi tre secoli, che hanno reso spoglie del manto forestale le pendici collinari e montane del Gargano, la Foresta ha conservato quasi intatto il suo maestoso e imponente rigoglio vegetativo con ricca varietà di specie e forme arboree e arbustive. Le attribuzioni del nome alla Foresta si perdono nella notte dei tempi e tutte, se pur accettabili, sono insufficientemente comprovabili e non forniscono una chiara lettura della denominazione. Per alcuni il nome Umbra discenderebbe da antiche popolazioni di Umbri (una tribù preistorica di origine celtica), abitanti della foresta che erano soliti a scorribande e ruberie nei luoghi più bassi e fertili del promontorio a danno dei pastori nomadi; per altri, più semplicemente, deriverebbe da “luogo ombroso”.

Foresta

Il Parco Nazionale include la cosiddetta “Foresta Umbra”, ovvero l’area forestale che rappresenta il cuore del promontorio. Questa occupa un’area di circa 15.000 ettari e comprende le Riserve Naturali Biogenetiche Foresta Umbra e Falascone, in cui troviamo le faggete più antiche, e la Riserva Integrale Sfilzi, zona di transizione tra faggeta e cerreta, nata a tutela dell’unica sorgente montana del Gargano. Sono queste importanti Riserve dello Stato, assieme ad altre porzioni circostanti, ad aver ottenuto il riconoscimento da parte dell’UNESCO.

La Riserva Integrale Sfilzi si estende lungo le pendici della Valle della Carpinosa, a monte della Fonte di Sfilzi, l’unica sorgente perenne esistente nella zona montana del Gargano. Si tratta di un lembo di Foresta molto ben conservato ove si possono osservare, oltreché una ricchissima vegetazione, interessanti fenomeni di inversione termica: il faggio si localizza nel fondovalle più fresco, mentre alle quote più elevate si ritrovano il cerro, la roverella e finanche, nelle esposizioni più soleggiate, essenze tipiche della macchia mediterranea.

Le Riserve Biogenetiche di Falascone e Umbra costituiscono invece dei rari esempi di faggeta mista, con un’altissima varietà di specie arboree dalle dimensioni eccezionali (aceri, tigli, carpini, agrifogli e soprattutto tassi) unici nel loro genere. Qui, il faggio riesce a raggiungere 350 anni di età e un’altezza di 45 metri, tenendo conto che in situazioni analoghe non supera i 250 anni e 35 metri di altezza.

Lo Sperone d’Italia è stato frequentato dall’uomo fin dal paleolitico superiore (25.000 – 30.000 anni fa) e la Foresta Umbra, assieme ad altri importanti complessi boscati di proprietà comunale, rappresentano il nucleo dell’antico Nemus garganicum citato da Ovidio, Strabone, Orazio e Virgilio, che ha ammantato l’intero Promontorio fino al 1700.
La storia della Foresta Umbra è un confuso e doloroso succedersi di conquiste, usurpazioni e cessioni da parte di re o principi locali, longobardi, bizantini, saraceni, normanni, svevi, angioini, che, a vicenda, si strapparono l’un l’altro boschi, villaggi e santuari, facendo bottino di quanto trovavano. Le prime notizie certe si hanno a partire dalla seconda metà del ‘500 allorché un nobile, Girolamo Grimaldi, acquistò da altro feudatario per 30.000 ducati tutto il vasto territorio circondante Monte Sant’Angelo, inclusa la Foresta. La famiglia Grimaldi si trasmise questa proprietà per due secoli e mezzo, fino all’epoca dell’occupazione napoleonica, quando, temendo l’abolizione del feudo, la signora Maria Grimaldi, principessa di Gerace, tentò di vendere la Foresta Umbra al Comune di Monte Sant’Angelo.

Il governo di Gioacchino Murat annullò però la vendita per i debiti che la principessa aveva verso il demanio e tutti i beni furono espropriati. La tenuta rimase demaniale con il ritorno dei Borboni e nel 1861, con la caduta del Regno delle Due Sicilie, passò al demanio del nuovo Regno d’Italia. Quasi subito, secondo lo spirito liberale delle idee allora dominanti, fu proposta per l’alienazione. Solo per la confusione e la contraddittorietà delle operazioni di misura e stima e per le aste andate deserte si giunse, finalmente, nel marzo 1866, con legge n. 3.713, alla dichiarazione di inalienabilità e alla consegna della Foresta all’Amministrazione forestale. L’area è costituita da una splendida, tipica faggeta garganica con orografia irregolare ma non troppo tormentata, vegetante su terreni evoluti con ottime capacità idriche.

Biodiversità

La vegetazione predominante delle Riserve di Umbra e Falascone è costituita da una fustaia di faggio, a struttura pluristratificata e molto complessa, che permette un ottimo sviluppo del piano arbustivo ed erbaceo, entrambi eccezionalmente ricchi di specie. Al faggio si associano il carpino bianco, il carpino nero, gli aceri, i tigli, l’olmo, i frassini, l’orniello e il tasso e, nel piano arbustivo, il pungitopo, l’agrifoglio e la dafne. Nella Riserva di Falascone troviamo esemplari millenari di tasso, scampati alle asce e alle seghe per la durezza del legname.

La vegetazione erbacea annovera un ricco numero di coloratissime specie che svolgono il loro ciclo vitale nel breve volgere della primavera, prima che l’intensa ombra dei faggi precluda loro la disponibilità dell’indispensabile luce. Tra queste merita di essere ricordata, perché endemica, la campanula garganica.

La vegetazione della Riserva Integrale Sfilzi è invece quella tipica dell’area di contatto tra faggio e cerro. Le specie arboree consociate al faggio, grazie alle diverse esposizioni che influenzano il microclima sono numerose: acero opalo, acero campestre, carpino bianco, carpino nero, cerro, rovere, leccio, tiglio, olmo, sorbo, melastro, alloro, corbezzolo e terebinto.

Le faggete garganiche rappresentano i popolamenti italiani a faggio che si estendono fino alle quote più basse in assoluto fra quelle note, oltre a essere le faggete più direttamente a contatto con le forme di vegetazione mediterranea e quelle più prossime alla linea di costa di tutta la penisola. Sono per la quasi totalità di proprietà pubblica e tutte rientrano nella zona 1 del Parco Nazionale del Gargano.

Oltre che per gli aspetti prima indicati, sono caratterizzate da aspetti di unicità a livello europeo sia per il loro aspetto maestoso che per l’elevata biodiversità, nonché per l’elevatissimo grado di conservazione e perché rappresentano siti di rifugio in periodo glaciale della specie in ambiente mediterraneo. Qui il faggio riesce a raggiungere 350 anni di età (a quote simili difficilmente raggiunge i 250) e un’altezza di 45 metri (solitamente la statura non supera i 35). La riserva di Falascone, inoltre, costituisce un rarissimo esempio di faggeta mista, in cui un’altissima varietà di specie arboree dalle dimensioni eccezionali (aceri, tigli, carpini, agrifogli e soprattutto tassi), la rendono unica nel suo genere. Al suo interno, troviamo inoltre ben 13 specie diverse di orchidee forestali, a testimonianza della ricchezza floristica delle sue foreste.

Tra la fauna selvatica sonoda annoverare in primis il lupo, tornato ad essere presente sul Promontorio Garganico. e il capriolo, oggetto di studi perché ritenuto autoctono e soprattutto geneticamente differenziato dal resto della popolazione di capriolo italico. Seguono il gatto selvatico, il tasso, la faina, la volpe, il cinghiale, il ghiro e un gran numero di micromammiferi.

Gli anfibi presenti nei “Cutini” della Foresta Umbra sono il tritone crestato italiano, il tritone italico, il rospo comune e il rospo smeraldino. In Foresta Umbra è stata rinvenuta una importante colonia plurispecifica di chirotteri composta da ferro di cavallo minore, ferro di cavallo maggiore e ferro di cavallo euriale.

Tra gli uccelli meritano di essere citati tordo bottaccio, luì bianco, beccafico, luì verde, balia dal collare, ciuffolotto, regolo, frosone, bigia grossa, cincia mora e tra i rapaci diurni lo sparviere e l’astore. Sono inoltre presenti ben 6 specie di picchi, ovvero il torcicollo, il picchio verde, il picchio rosso maggiore, il picchio rosso minore e i rari picchi mezzano e dalmatino, legati alle faggete vetuste dell’Appennino centrale e meridionale.

Come arrivare

Le Riserve sono raggiungibili, in auto, dall’autostrada A14 Adriatica, uscendo al casello di Poggio Imperiale-Lesina, e percorrendo la strada a scorrimento veloce del Gargano in direzione Vico del Gargano, fino al termine della stessa, e seguendo quindi le indicazioni per Foresta Umbra-Monte Sant’Angelo.

Il Parco Nazionale, più in generale, è raggiungibile in diversi modi: collegamenti con motonavi, traghetti e aliscafi avvengono dai porti di Termoli (tutto l’anno); Vieste, Rodi Garganico, Peschici e Capoiale (giugno – settembre). In treno è possibile giungere fino alle stazioni di Termoli, di Foggia e San Severo. Per i viaggi in aereo, gli aeroporti più vicini sono Bari-Palese e Napoli-Capodichino, i quali offrono poi servizi di trasporto pubblico e noleggio di auto e distano circa 150-200 km dalle varie località del Gargano.

Sentieri

La Foresta Umbra è attraversata da 14 sentieri realizzati dall’ex Corpo Forestale dello Stato, oggi Carabinieri Forestali, a partire da vecchi sentieri e mulattiere facilmente percorribili a piedi e in mountain bike. All’inizio di ciascun sentiero, oltre che ai principali incroci, troviamo tabelle di legno su cui è riportato il nome della località di partenza e quello di arrivo e il tempo di percorrenza. Lungo il percorso è possibile orientarsi grazie ai segni gialli presenti sugli alberi lungo il tracciato. Tra i numerosi percorsi disponibili due sono particolarmente utili per scoprire le faggete patrimonio dell’umanità, il Parco Nazionale e le Riserve Falascone, Umbra e Sfilzi.

1. Nella Riserva Naturale di Umbra

Sentiero Natura per disabili

  • Lunghezza percorso 500 m
  • Dislivello trascurabile
  • Tempo complessivo 30 minuti circa
  • Difficoltà bassa (il fondo in terra battuta e l’andamento sostanzialmente pianeggiante lo rendono adatto ad essere percorso anche da persone con disabilità motoria).

Il sentiero si snoda intorno al Cutino d’Umbra, l’unico tra gli specchi d’acqua della Foresta Umbra che sopravvive in estate. Il percorso si dirama dalla strada di accesso sulla Provinciale n 52 bis “Umbra – mare” e termina dove comincia il sentiero “Cutino d’Umbra – Falascone”. Questo primo tratto è segnalato da appositi pannelli tematici anche in linguaggio “braille”. Il sentiero rimane aperto al pubblico gratuitamente, tutto l’anno. Per chi volesse intraprendere un percorso più lungo è possibile proseguire lungo il sentiero “Cutino d’Umbra – Falascone” e altri presenti nelle vicinanze.

2. Nella Riserva Naturale Sfilzi

Sentiero “Fonte Sfilzi – Casalini”

  • Lunghezza percorso 8 km
  • Dislivello circa 300 m
  • Tempo complessivo 4 ore circa
  • Difficoltà alta (l’ubicazione, il fondo naturale e la rilevante pendenza lo rendono adatto solo a camminatori esperti).

Il sentiero Sfilzi – Casalini è dislocato all’interno della Riserva Naturale “Sfilzi”, raggiungibile dalla s.p. 144 percorrendo una carrabile che conduce alla località Caritate. La fruizione di questo sentiero, incluso in una Riserva Integrale, necessita tuttavia di una preventiva richiesta al Reparto Carabinieri Biodiversità Umbra.
Il percorso attraversa tratti di foresta naturale non soggetta ad alcun tipo di intervento dell’uomo e consente di raggiungere la Fonte Sfilzi, l’unica sorgente montana del Gargano. La morfologia dell’area e il contatto tra boschi di cerro e di faggio, nonché la presenza di vallecole con orientamento sud-nord, offrono la possibilità di osservare interessanti fenomeni di inversione termica e la presenza di specie più tipiche della macchia mediterranea.

Attività

Il Parco Nazionale del Gargano offre un patrimonio naturalistico che merita di essere conosciuto, attraverso numerosi percorsi attrezzati e accessibili da tutti. La Foresta Umbra è certamente il luogo simbolo dell’escursionismo garganico. Nell’area è presente una rete di sentieri attrezzati: presso i principali siti di accesso sono presenti aree pic-nic, in prossimità delle quali partono sentieri indicati da tabelle che recano la località di partenza, quella di arrivo e il tempo di percorrenza. Lungo i sentieri si trovano segnavia in vernice gialla su alberi e rocce che consentono di immergersi in una dimensione naturale senza avere la paura di perdersi. I sentieri segnalati sono quindici, tutti dotati di cartelli direzionali, indicazioni delle località e segnavia. Sia per la tabellonistica che per le aree di sosta e le staccionate, vi è grande attenzione all’uso dei materiali privilegiando il legno e, in alcuni casi, la pietra che rendono così discreta la presenza dei sentieri.

All’interno della Riserva di Umbra sono state inoltre realizzati dall’Amministrazione forestale dello Stato un centro visitatori e uno sportello informativo. Presso il centro si possono anche affittare delle mountain bike. Qui possono essere acquistati testi, cartine, materiali informativi e gadget. Al suo interno è possibile ammirare un plastico in scala 1:25.000 del promontorio garganico, reperti litici attestanti l’antica frequentazione del Gargano da parte dell’uomo, una xiloteca, gigantografie delle emergenze faunistiche e floristiche e una ricca collezione di esemplari di fauna imbalsamati. Sono inoltre presenti alcuni sentieri tematici pedonali, oltre che aree di sosta e da pic-nic attrezzate.

È possibile altresì fruire di un’area ludico-didattica dedicata ai bambini, il Giocabosco. L’area è stata concepita come un nuovo modo di proporre ai piccoli visitatori l’ambiente forestale, nella speranza di preparare in loro terreno fertile per una consapevole e più efficace educazione ambientale, facendo leva sulle sensazioni emotive e sulla stimolazione della curiosità e della fantasia. Nell’area, i bambini possono giocare nel bosco e col bosco con maggiori margini di sicurezza: tra gli alberi, con la palla o con i loro giocattoli preferiti o con pezzi di legno che sono stati preparati come elementi di costruzione; ma anche con i rami spezzati, con gli strobili, con i sassi, con la terra, sui tronchi abbattuti, nella piccola capanna che evoca quella costruita dai carbonai o sul trenino che ricorda l’antica ferrovia decauville; e perfino con le sculture lignee che, rappresentando alcuni abitanti del bosco, si spera suscitino in loro qualche piacevole emozione. L’area, sperimentale, è soggetta a modifiche e miglioramenti anche sulla base dei suggerimenti ricevuti da insegnanti, educatori e genitori.

Esistono inoltre due sentieri tematici, ovvero il Sentiero “Fonte Sfilzi-Casalini”, il quale si snoda all’interno della riserva statale integrale “Sfilzi”, e il Sentiero tematico “La rete Natura 2000”, che si snoda attorno al “Cutino d’Umbra-Falascone”, ovvero un’area caratterizzata da fondo impermeabile in cui si raccolgono le acque meteoriche, dando origine alla formazione dei cosiddetti “Cutini”.