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Sulla pelle dei faggi
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Il faggio al servizio dell’ambiente
Gli ecosistemi delle faggete ospitano una varietà di ambienti e habitat che ne fanno dei veri e propri scrigni di biodiversità. Costituiscono quindi preziosissimi laboratori all’aria aperta per la ricerca scientifica, nella ricostruzione della storia climatica dei territori dove si sono instaurate e delle comunità che in esse vivono.... approfondisci
Il mondo nascosto della foresta
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Gli ingegneri ecologici
La prima sensazione che si prova entrando in una faggeta è quella di trovarsi in un ambiente monotono e scarsamente popolato, ma ad un occhio più attento appare un vero e proprio scrigno di biodiversità. Il silenzio delle faggete, soprattutto in primavera, è infranto dai numerosi canti di uccelli che... approfondisci
Dal legno morto, la vita della foresta

Dal legno morto, la vita della foresta

Nelle faggete vetuste, a differenza di quanto avviene in una foresta gestita e coltivata, sono presenti alberi in diversi stadi di sviluppo.

In questi ecosistemi dinamici e in continua rinnovazione, gli alberi vecchi e senescenti, a causa di disturbi naturali, vanno incontro a un lento e inesorabile deperimento che con il tempo provoca l'accumulo di grandi quantità di legno morto sotto varie forme: alberi morti in piedi o caduti al suolo, alberi stroncati di diverse dimensioni, rami rotti, pezzi di tronchi e ceppaie.

Nelle foreste naturali l'abbondanza di legno morto, detto anche necromassa, è stato considerato per lungo tempo un indicatore di degrado. Ad oggi sappiamo con certezza, però, che rappresenta una componente fondamentale per il mantenimento e l'incremento della biodiversità, rivestendo un ruolo chiave nell'innesco di numerosi processi ecologici e rappresentando un microhabitat fondamentale per centinaia di specie di vertebrati e invertebrati, che svolgono importanti ruoli funzionali nel sistema-bosco.

Gli alberi, quindi, non rivestono un ruolo cruciale solo in vita, ma anche ben oltre la durata del proprio ciclo biologico. Con occhi attenti, infatti, si può osservare che alberi seccatisi in piedi o schiantati al suolo pullulano di vita, prosperando di insetti e altri invertebrati che accelerano il processo di decomposizione.

Nelle faggete gli abitanti del legno morto, in differenti stadi di decomposizione, sono costituiti da numerose specie di invertebrati, funghi, briofite, licheni, anfibi, uccelli e mammiferi, che dipendono o utilizzano il legno morto come fonte di nutrimento o rifugio.

Alcuni dei primi "inquilini" dei faggi sono rappresentati da insetti xilofagi, ovvero che si nutrono di legno morto: piante morte in piedi o tronchi, che godono di una maggiore esposizione all'irradiazione solare anche in inverno, diventano così rifugi e habitat per uno straordinario numero di organismi. Tra questi il coloratissimo cerambice del faggio Rosalia alpina, coleottero che in fase adulta è caratterizzato da lunghe antenne e da una splendida livrea grigio-azzurra con bande nere. Le femmine di questa specie infatti depongono le proprie uova nelle incisioni della corteccia e le larve qui nate si nutriranno per alcuni anni del legno in decomposizione.

Funghi, batteri e altri organismi completano poi l'opera decomponendo i resti vegetali. Tra i più efficaci decompositori troviamo i funghi lignicoli, che degradano il materiale legnoso rilasciando così nella lettiera forestale nutrienti e sostanza organica, utili per la vita e lo sviluppo di tutti gli organismi vegetali. Questo processo contribuisce alla rinnovazione del bosco fungendo da nicchia ideale per la germinazione e lo sviluppo di molte specie arboree.

Quindi, oltre a essere un elemento fondamentale per la biodiversità, la necromassa riveste un ruolo chiave nel ciclo dei nutrienti, rappresentando un importante serbatoio di carbonio e al contempo una riserva di energia che viene resa nuovamente disponibile.

I resti di faggi a terra, infine, proteggono il terreno dall'erosione limitando l'azione battente dell'acqua, trattenendo l'umidità e offrendo un’efficace protezione dal congelamento.

Ne consegue che la lunga serie di eventi e azioni che si susseguono nelle faggete fino al decadimento e alla decomposizione della necromassa, risultato delle numerosissime e sorprendenti relazioni che intercorrono tra le diverse specie, sono da proteggere e conservare.

Tutte le storie
Fori di sfarfallamento di larve xilofaghe - Foto di Francesco Lemma
Il cerambicide Morimus asper - Foto di Francesco Lemma
Osmoderma eremita, lo scarabeo eremita odoroso - Foto di Francesco Lemma
Tronchi a terra in una foresta vetusta - Foto di Bruno D’Amicis
Un cervo volante tra muschi e licheni - Foto di Francesco Lemma
Il cerambicide Rosalia alpina - Foto di Bruno D’Amicis

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Progetto finanziato a valere sui fondi Legge 20 febbraio 2006, n. 77 "Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella "lista del patrimonio mondiale", posti sotto la tutela dell'UNESCO.